di Cleto Iafrate, Segretario Generale SIM Guardia di Finanza

La DIA –Direzione Investigativa Antimafia-è un organismo investigativo interforze impiegato nella lotta alla mafia. Essa fu concepita nel 1991, in un contesto di grave emergenza mafiosa, da Giovanni Falcone per affiancare la magistratura antimafia nelle indagini più delicate e complesse.

Il Magistrato ne avvertì la necessità mentre cercava di fare luce sulle infiltrazioni mafiose all’interno delle istituzioni.

Giovanni Falcone, quasi certamente, ritenne che lo strumento investigativo classico, di cui disponeva, andasse rafforzato per combattere la mafia oltre un certo livello.

A tale scopo intervenne sulla dipendenza funzionale delle forze di polizia, stravolgendone le rispettive catene gerarchica. Intrecciò e confuse nella nuova struttura interforze uomini appartenenti a tre differenti linee gerarchiche (Interno, Difesa e Finanze) e, per meglio custodirne l’autonomia, li pose al di fuori delle articolazioni gerarchiche e strutturali dei rispettivi Ministeri.

In altre parole, lo strumento investigativo classico fino ad allora aveva affidato le indagini ad una singola forza di polizia dipendente da una catena gerarchica il cui ultimo anello si aggancia -o comunque è assai contiguo- all’autorità politica. Nella DIA, invece, poliziotti, carabinieri e finanzieri lavorano fianco a fianco all’interno di uffici interforze dipendenti da una struttura centrale, distinta e distante dai Ministeri di provenienza. Giovanni Falcone, probabilmente, aveva intuito che una siffatta “polizia giudiziaria interforze” sarebbe stata meno esposta a possibili condizionamenti politico-gerarchici e, pertanto, avrebbe offerto maggiori garanzie di indipendenza rispetto a quelle indagini più delicate e che la politica ha interesse a conoscere e controllare.

La stessa maggiore indipendenza garantita dalle strutture interforze si potrebbe ottenere oggi con la presenza dei sindacati militari che, analogamente, potrebbero interrompere il flusso discendente di eventuali ordini illegittimi[1].

Di contro, la tanto decantata “coesione interna” –assai cara ad una certa corrente d’opinione, anzi d’interessi- in certi casi, potrebbe essere addirittura dannosa per l’indipendenza della polizia giudiziaria ad ordinamento militare. Ma questo è un altro discorso!

Inizialmente la DIAnon fu ben tollerata dagli altri Corpi di polizia. Ci furono problemi di coordinamento e difficoltà nel reperimento delle risorse umane.

Gli organi di polizia non era disposti a cedere il personale più qualificato e a farsi coordinare dalla nuova struttura. Infatti all’inizio è stato più facile realizzare un raccordo tra la DIA e le autorità giudiziarie di quanto non sia stato realizzarlo tra la DIA e le autorità di Polizia.

Nonostante le difficoltà iniziali, però, col tempo la DIA si è rivelata una grande intuizione per la lotta contro la mafia dei colletti bianchi.

_______________

[1]Per un approfondimento su questo punto, C. Iafrate, “Obbedienza, Ordine illegittimo, Ordinamento militare”, in Diritto e Questioni Pubbliche, Palermo.